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Certo, il compito del nutrizionista è quello di indirizzare il paziente verso le giuste scelte alimentari, ma sempre tenendo in considerazione i gusti e le abitudini del paziente. Durante l'anamnesi alimentare, indagando a fondo è capitato più volte di scoprire che, in realtà, il paziente ha comunque un discreto consumo di prodotti vegetali, mangiando passati di verdura oppure insalata, pomodori, zucchine o carote.
È difficile rispondere con estrema precisione a questa domanda: il dimagrimento è un processo in cui agiscono diversi fattori, sia interni che esterni, tutte variabili che non sempre possiamo controllare. Inoltre non ci si deve focalizzare sul numero che troviamo sulla bilancia, ma piuttosto sulle circonferenze e sull'analisi della composizione corporea.
Il numero delle visite di controllo e frequenza dipende dall'obiettivo che il paziente assieme al nutrizionista si è prefissato di raggiungere.
Bisogna far attenzione: dimagrire non significa perdere peso. Se si segue un regime alimentare sano e si pratica sport 3-4 volte alla settimana è necessario eseguire l'esame bioimpedenziometrico (BIA) per valutare i cambiamenti della composizione corporea e, quindi, per poter osservare dei risultati.
L'elaborazione di piani nutrizionali è esente da IVA secondo quanto riportato nell'Articolo 1 del DM Sanità 17/05/2002 e quindi presente nelle esenzioni previste dall'Articolo 10 del DPR n.633 del 26/10/1972 e successive modificazioni.
Le ricevute sono detraibili a fine anno in sede di dichiarazione dei redditi in quanto ricevute sanitarie. La documentazione da presentare al commercialista per usufruire della detrazione è la fattura emessa dal nutrizionista.
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